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IL MUSEO

Il Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio, paese natale dello scultore cui è dedicato, viene inaugurato nel 1998 per volontà dell’amministrazione comunale in collaborazione con la Provincia di Varese e la Comunità Montana della Valcuvia, grazie ai finanziamenti della Regione Lombardia e della Fondazione Cariplo, sostenuto negli anni dall’impegno dell’artista e degli amici che ne hanno condiviso il pensiero a favore dell’arte e della sua divulgazione.

Il Museo nasce dalla riconversione di una cascina rurale settecentesca in un’istituzione dedicata alla promozione e alla ricerca artistica, proponendosi nel territorio come luogo dinamico e di aggregazione, presentando ogni anno importanti mostre di artisti italiani e internazionali, laboratori, conferenze e dibattiti, concerti ed eventi teatrali. 

Obiettivo centrale è quello di approfondire e rinnovare la conoscenza dell’opera di Floriano Bodini e di altri artisti a lui legati da affinità, serietà e rigore nella ricerca, con uno sguardo che coniughi l’ampio respiro internazionale alle radici storico-culturali e ambientali. Questo secondo aspetto si incarna anche nelle collaborazioni con altri Musei, enti e associazioni del territorio e nel Progetto a 3 che vede di anno in anno la collaborazione del Museo Bodini con il Museo Salvini, la Galleria Almiarte, la Chiesa di San Pietro, realtà di pregio che si trovano a solo pochi metri di distanza.

La cascina, con la tipica corte lombarda, che costituisce la struttura del Museo Civico Floriano Bodini veniva chiamata in paese la “cà della Maria Gill”. Viene ristrutturata negli anni ’90 dagli Architetti Annig Sarian e Gianni Pozzi, con grande cura nel rispetto dei materiali e della forma rurale originaria e con elegante essenzialità degli interventi.

Varcato il portone troviamo sulla sinistra il blocco un tempo adibito a residenza, oggi destinato, oltre che alla biglietteria e al bookshop,  alle sale delle mostre temporanee, all’ampia sala conferenze, alla sala dedicata ai pittori del realismo esistenziale.

Proseguendo in linea retta lungo il cortile ci troviamo al centro ideale del Museo: qui è collocato il Lamento sull’Ucciso, opera in bronzo del 1961, esposta alla XXXI Biennale di Venezia del 1962. Questa scultura, del periodo del realismo esistenziale, è visibile da ogni punto della struttura e funge dunque da “opera cardine”, quasi fosse lo gnomone di quella meridiana che è il percorso circolare del Museo. Accanto si trova l’albero di cachi, che Bodini ha voluto assolutamente preservare in accordo con gli amici architetti, e che rimanda alle radici rurali e allo stretto rapporto con il territorio.

Proseguendo lungo questo asse superiamo la ricca biblioteca e ci troviamo nel “giardino delle sculture”, dove tre opere di Bodini degli anni ‘50 sono inserite in un hortus conclusus molto suggestivo con vista sulle montagne, dove lo scorrere delle stagioni ci offre di mese in mese la fioritura delle ortensie, del glicine o l’arrossamento autunnale dell’edera.

Tornando all’interno entriamo nella gipsoteca dove troviamo il gesso del Monumento ai sette di Gottinga del 1998, grande complesso bronzeo posto nella Piazza del Parlamento di Hannover in Germania. Floriano Bodini partecipa, unico straniero, al concorso per questo progetto e lo vince.

L’avvenimento a cui si fa riferimento è un episodio storico di grande valore per la cultura tedesca, emblema della libertà di pensiero: nel 1837 un gruppo di sette professori dell’Università di Gottinga protesta contro l’alterazione della costituzione del Regno di Hannover per mano del sovrano Ernesto Augusto, cui si rifiutano di prestare giuramento. Bodini, vista la documentazione iconografica non sufficientemente caratterizzante, sceglie di ritrarre i personaggi di questa vicenda con le sembianze di suoi contemporanei e amici. I gessi esposti sono i due dei fratelli Grimm, ritratti con le sembianze dello stesso Bodini e del fratello Arturo, e quello dello studente (la “memoria storica”) con quello di Renato Galbusera, suo ex allievo, artista e professore all’Accademia di Brera.

A fianco troviamo il gesso del Monumento al Cavatore, opera del 1995 in marmo che svetta a Carrara ai piedi delle cave, delle Alpi Apuane. Bodini a Carrara, città di cui ha la cittadinanza onoraria, ha lavorato molto ed è stato Professore di scultura, Direttore e quindi Presidente all’Accademia di Belle Arti. Il monumento era stato richiesto proprio dall’associazione degli Invalidi che lamentavano la mancanza di un riconoscimento al loro operoso sacrificio.

Proseguendo al piano di sopra -salendo le scale in serizzo- arriviamo alla sala dove è esposta una pregiata collezione di bronzetti di artisti dell’ ‘800 e del ‘900 e alla “galleria delle teste”, nove ritratti ad opera di vari autori (Arturo Martini, Augusto Perez, Francesco Messina e altri) disposti a specchio tra l’interno e l’esterno della balconata. La sala successiva è dedicata ad alcuni ritratti di famigliari di Floriano Bodini in terracotta e bronzo, seguita dalla sala delle medaglie. In questi ambienti sono state mantenute le travi in castagno originali inserite nei muri di pietra a vista. L’ingresso al loggiato, rivestito in legno d’abete, permette la visione di alcune importanti opere dello scultore tra gli anni ‘50 e gli anni ’70 e ribadisce la continua transizione dall’interno all’esterno.

La saletta adiacente ospita La discussione degli intellettuali, olio su tela del pittore Piero Leddi. Dal loggiato si torna dunque all’interno, alla sala del realismo esistenziale, concludendo il percorso attraverso la struttura circolare e quasi labirintica del Museo.